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25 settembre 2012

Valdastico sud, troppo entusiasmo per nulla


Sabato scorso, 22 settembre, è stato inaugurato il primo tratto della nuova Valdastico Sud, quello che collega Vicenza a Longare. Con tanto di benedizione del delegato del vescovo, schieramento di autorità e entusiasmo generale per un’opera che, per usare le parole del commissario della provincia e presidente della Serenissima Attilio Schneck, rappresenta niente di meno che «la strada per uscire dalla crisi».

Come era facile aspettarsi, invece, non è stato fatto praticamente nessun accennoalla possibile presenza di materiali di scarto non trattati (link) sotto il sedime dell’autostrada. Né alle indagini che, sulla vicenda, sta conducendo la procura antimafia di Venezia. Né alle tante alle problematiche che hanno accompagnato l’iter della Valdastico sud e che, al di là del trionfalismo con cui sono stati salutati i nuovi 7 chilometri di asfalto (ecco alcuni esempi dalla trionfalistica stampa di questi giorni: «7 chilometri di storia»; «un’opera chiave», «opera decisiva»; «una svolta»; «l’autostrada più bella d’Italia»), sono ancora tutte sul tappeto. A cominciare dall’impatto sulle bellezze storico artistiche del territorio.

Il tracciato del’autostrada corre a meno di 1 chilometro dalla palladiana villa Saraceno – e proprio questo punto è stato uno dei cardini dei tanti ricorsi che hanno cercato di bloccare il progetto – e non solo. Alla stessa distanza, o anche meno, ci sono altre ville, meno celebri ma non per questo da trascurare (Palazzo delle Trombe a circa 400 metri, villa Dal Verme a meno di 600, una villa del Longhena ad un centinaio di metri scarsi). A forza di mitigazioni, gallerie, caselli spostati e cavalcavia cancellati, gli ostacoli formali sono stati tutti superati. Però la situazione di fatto è sempre quella. Dopo il capolavoro del nuovo tribunale a qualche centinaio di metri da villa Valmarana ai Nani e dalla Rotonda, tra qualche mese il vicentino offrirà ai turisti un’autostrada nuova di zecca ad un tiro di schioppo da un sito inserito nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Eccola qui, la valorizzazione del territorio di cui tanto si parla.

Basta consultare una qualsiasi cartina per rendersi conto che l’area attraversata dalla Valdastico Sud era una delle meno toccate dall’urbanizzazione indiscriminata che ha travolto il Veneto negli ultimi decenni. I Berici da un lato, gli Euganei dall’altro, le anse del Bacchiglione a raccordare una serie di paesi carichi di storia, e tutto attorno campagna. Proprio lì in mezzo ora corre l’autostrada, con tutto quel che ne consegue. Che non vuol dire solo i 54 chilometri d’asfalto, i 6 caselli, i 6 tra ponti e viadotti, le 3 gallerie artificiali e i 36 cavalcavia. Il problema vero sono le aree artigianali e le nuove lottizzazioni che si stanno già edificando attorno all’A31: la speculazione edilizia che dilaga e che, ancora una volta, è vista come la via più semplice per sfuggire alla crisi. A Longare ha già fatto discutere il progetto di creare un “parco eco-industriale” (link), artificio retorico con cui si vorrebbe far passare la costruzione di una nuova area produttiva molto industriale e molto poco “eco” (quella del discusso centro merci della Despar). Nel tratto padovano del percorso, attorno a Santa Margherita all’Adige, si lavora al ParcoFiumicello (link): 250 mila mq di nuove aree artigianali, espandibili fino ad un milione di metri quadri. Immaginiamo che tutti quelli che lanciano lo slogan dei Berici come Chianti del Veneto, o il parallelo tra le ville palladiane e i castelli della Loira, abbiano in mente esattamente questo: dimore storiche e filari di vigneti con vista su cave, cementifici, capannoni e autostrade.

Restano, infine, le domande di fondo sulla reale utilità della Valdastico. Senza il prolungamento a nord, che quegli egoisti dei trentini si ostinano chissà perché e non volere, l’A31 resta un moncone incompleto. Buona per sgravare un po’ la Riviera Berica (ma per questo c’era davvero bisogno di una nuova autostrada?), per andare da Longare a Vicenza in soli 4 minuti (wow!), oppure come direttissima per il rinomato centro agricolo di Badia Polesine, dove l’autostrada finisce. Per collegarsi più velocemente all’Emilia e da lì al resto d’Italia, cioè per quello che dovrebbe essere il vero scopo della Valdastico Sud, bisogna raggiungere la A13 percorrendo una ventina di chilometri di Transpolesana. Riassumendo, oggi come oggi per andare da Vicenza est al casello di Rovigo Sud servono, secondo viamichelin.it, 50 minuti scarsi. Con la Valdastico Sud ne serviranno circa 25 per il tratto autostradale, più altri 10 -15 quindi per la statale: se va bene fanno 35 minuti, più facilmente una quarantina. Un miliardo e 200 milioni di euro, tanto costerà il prolungamento dall’A 31, per guadagnare – tenetevi forte – 10 minuti. È il progresso, bellezza! 


La Nuova Vicenza, 25 settembre 2012
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