Pedemontana sì, Pedemontana no, il cantiere avanza e il tessuto territoriale della valle dell’Agno sta velocemente cambiando, per sempre.
È un altro passo del progresso che, con la sua mano pesante ma
redditizia, da anni ormai disegna e ridisegna le nostre valli in
efficaci schemi produttivi. Il motore d’Italia si concede un altro
gioiello ancora da infilare nelle dita gonfie di ori.
«Da tempo segnaliamo evidenze nei nostri studi di medicina generale
di un aumento anomalo di patologie tumorali, di malformazioni, di
allergie, di aborti, di infertilità», sono le parole di un medico della
Campania riportate da Saviano nel suo consueto “L’antitaliano”
su l’Espresso. Il ministro Lorenzin attribuisce l’incremento di
malattie allo “stile di vita” sbagliato della popolazione, mentre lo
stesso ministro firma un decreto con cui vieta categoricamente qualsiasi
attività agricola in 15 ettari di terreno della cosiddetta Terra dei
Fuochi.
Insomma, in una regione che in vent’anni si è vista riversare e
bruciare illegalmente nei propri campi dieci milioni di tonnellate di
rifiuti, il collegamento tra inquinamento e malattia sembra sempre più diretto,
così come il vuoto politico appare sempre più evidente. Profondo sud,
diremmo noi cittadini del laborioso Nordest, aggrappati con fierezza
alle ruggenti bandiere di San Marco, e puntiamo il dito dagli anelli
luccicanti contro il meridione che rallenta e appesantisce.
Il 28 ottobre 2014, ore 17.45, si riunisce la “Commissione
Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, presieduta dal Deputato Bratti: in audizione c’è Daniele Zovi,
Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato con più di
trent’anni anni di esperienza effettiva sul territorio veneto. Zovi fa
un quadro generale della situazione regionale rifiuti portando in
evidenza un tipo di illecito che interessa direttamente la nascita della
nuova Pedemontana.
In genere, difatti, lo smaltimento delle sostanze pericolose avviene
mescolando queste a terre o a residui di lavorazione delle cave,
diluendo così la tossicità in maniera informe e incontrollabile. Si
tratta di materiale buono soprattutto per i terrapieni impiegati nella
viabilità, come evinto dal caso Valdastico Sud o a degli svincoli di
Padova, area in cui si è riscontrata la presenza di tale terriccio
inquinato. Zovi non nasconde una forte preoccupazione per quel che riguarda la Pedemontana.
«La Pedemontana, infatti, prevede una movimentazione di milioni di
metri cubi che passano, lambiscono, attraversano un territorio molto
industrializzato, quindi per sua stessa natura produttore di rifiuti».
Attenzione, non ci sta dicendo che la terra è inquinata, ma che ha
enormi probabilità di esserlo, viste le esperienze precedenti e il tipo
di territorio. Il problema è che non c’è un modo per provarlo dal
momento in cui, anche se a livello normativo ci sono tutti i
presupposti, a livello pratico mancano i sistemi di controllo, ossia non ci sono organi addetti al monitoraggio.
Insomma, come sintetizza la Senatrice Puppato, dove ci sono grandi
opere che prevedono enormi movimentazioni di terra, questa si presta a
essere mescolata e, pertanto, nociva. Inoltre, come spiega sempre Zovi,
“la terra ha potere tampone per sua stessa natura, per come sono fatti
la terra e il terreno. Non si ritrova più sotto quello che si sversa
sulla terra, perché il sistema delle argille, il sistema fisico e
fisico-chimico del terreno tampona il materiale buttato. Questo mescolare alla fine si risolve in un lento e inesorabile inquinamento
delle falde sotterranee. Nel Veneto, siamo costretti ad andare sempre
più giù per pompare e trovare l’acqua che finisce nei nostri
acquedotti”.
E a parlare di acqua buona in Veneto c’è da essere cauti, soprattutto dopo la catastrofica “bomba ecologica” (frutto di uno studio dall’Arpav) per la quale si è cambiato parte del progetto Pedemontana poiché vi sarebbero ben 59 comuni tra Vicenza, Verona e Padova con falde acquifere inquinate da sostanze perfluoro-alchiliche
– Pfas –, rilasciate da uno stabilimento industriale di Trissino. «Il
Veneto è al primo posto in Italia per quanto riguarda l’incidenza di
tumori», ammette l’ematologo Cordiano, specialmente ai reni e ai
testicoli, fatto questo che rileva un diretto collegamento con
l’inquinamento delle acque. Niente “stile di vita” sbagliato – per dirla
con il ministro Lorenzin –, ma vera e propria correlazione di eventi.
Alla faccia di chi coltiva il proprio orticello per mangiare sano e a
sua insaputa lo irriga di veleno.
Saviano, oltre a evidenziare un aumento di malattie legate
all’inquinamento, denuncia lo spostamento di 9,7 milioni di euro dei 10
previsti per il pattugliamento della Terra dei Fuochi alla sorveglianza
dell’Expo di Milano. Noi, con l’audizione di Zovi, evidenziamo il
mancato controllo dei cantieri delle grandi opere (quali la Pedemontana)
e, con la voce di Cordiano, rileviamo l’immensa incidenza di tumori nella nostra regione.
Profondo è il sud come profondo è il nord, entrambi impantanati nel
terriccio friabile e – è proprio il caso di dirlo – avvelenato d’un
Italia che sprofonda.
L’homo faber del post boom economico, per il quale il fare
corrisponde all’essere e per il quale la riflessione, implicando un
rinvio dell’azione, viene tacciata di anti-progressismo, manda avanti il
suo cantiere: questa Pedemontana s’ha da fare proprio a tutti i costi.
Zovi, riferendosi al futuro del Corpo della Forestale, apre la sua
audizione con un tagliente morituri te salutant. Speriamo non sia il profetico saluta di un’intera generazione.
fonte: Vvox
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